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Lion of Porches accelera in Italia e prepara il debutto nel retail
L’Italia è una delle aree strategiche su cui investire per Lion of Porches, marchio di abbigliamento uomo, donna e bambino che fa capo alla storica realtà portoghese Têxtil Cães de Pedra.
La partecipazione, per la seconda volta, a Pitti Uomo ha contribuito a rinsaldare i rapporti con il nostro Paese, dove il brand è presente in maniera capillare, da Nord a Sud, con una trentina di clienti wholesale.
«L’Italia rappresenta il nostro terzo mercato, dopo Portogallo e Spagna - spiega a fashionmagazine.it Nuno Azevedo, International Markets director -. Il nostro marchio è entrato nei negozi top grazie a collezioni di qualità, di ispirazione british con una grande cura dei dettagli, da sempre il nostro tratto distintivo. Contiamo di concludere a breve altre partnership, per arrivare a una quarantina di multimarca».
Un’espansione che sarà portata avanti progressivamente anche nel canale retail: «L’obiettivo è aprire il primo monomarca entro il 2023 - informa il manager -. Sul piatto abbiamo diverse opzioni, ma in cima alle preferenze c’è sicuramente Milano».
Intanto prosegue lo sviluppo di Lion of Porches sugli altri mercati internazionali, che ha permesso al brand di superare il volume d’affari pre-pandemia, con un fatturato che nel 2022 ha toccato i 40 milioni di euro.
«Siamo presenti in 14 nazioni con un totale di circa 300 punti vendita wholesale e oltre 60 monomarca, di cui una cinquantina in Portogallo, oltre a vendere online con il nostro e-commerce - precisa Azevedo -. Stiamo pensando a nuovi sbocchi come gli Stati Uniti, ma prima abbiamo intenzione di concentrarci su mercati per noi naturali come l’Europa, l’America Centro-Meridionale e l’Africa».
Un continente, quest’ultimo, dove Lion of Porches è presente da ormai 15 anni e che sta dando molte soddisfazioni: «Abbiamo tre negozi in Angola - conclude Azevedo - e stiamo avviando nuovi progetti anche in Mozambico».
- Fashion Magazine
Lion of Porches alla conquista dell’Italia
Lion of Porches, brand di abbigliamento uomo, donna e bambini che fa capo alla società portoghese Têxtil Cães de Pedra, sta portando avanti un’intensa strategia di sviluppo estero, con un focus particolare sull’Italia, suo terzo mercato dopo Portogallo (che rappresenta circa l’80% del fatturato) e Spagna. La società ha chiuso il 2022 con un giro d’affari di circa 40 milioni di euro, superando i livelli pre pandemia.
“Siamo in Italia con degli showroom a Milano, Roma e Napoli e vogliamo rafforzare la nostra presenza prima nel canale wholesale, per poi pensare a una strategia retail; l’obiettivo è di far diventare l’Italia il nostro secondo mercato. Siamo già in trattativa per degli spazi a Milano e a Napoli, dove vorremmo aprire delle boutique monomarca che racchiudano tutto il nostro mondo”, spiega a FashionNetwork.com Nuno Azevedo, International Markets Director di Lion of Porches. “Per questo motivo abbiamo deciso di partecipare per la seconda volta a Pitti Uomo, appuntamento irrinunciabile se si vuole trasmettere fiducia al trade”.
Me le mire espansionistiche della label non si limitano al nostro Paese, e anche in tal senso il salone fiorentino ha dato il suo contributo: “Siamo molto soddisfatti di come è andata la fiera, che ci ha permesso di entrare in contatto con clienti e mercati nuovi, come Nord e Centro America, Corea del Sud, Vietnam e Australia”, prosegue il manager. “Nel 2023 spingeremo molto sull’espansione globale, in particolar modo in Francia, Nord Europa, Sud America e Africa, mercato che ci sta dando grandi soddisfazioni. Vogliamo crescere anche in Russia, dove negli ultimi sette anni abbiamo aperto tre negozi”.
Lion of Porches, che oggi è distribuito in 14 Paesi e conta 60 monomarca nel mondo (di cui una quarantina in Portogallo) vuole anche far crescere la linea femminile, che oggi in Italia rappresenta solo il 10% delle vendite, e il kidswear (4-14 anni): “Per raggiungere i nostri obiettivi, intendiamo sfruttare al meglio tutti i canali, anche il franchising, i department store e i marketplace”, aggiunge Azevedo.
Il brand propone un total look completo di abbigliamento, calzature e accessori prodotti principalmente in Portogallo tramite una rete di partner locali (tranne le linee più tecniche che sono realizzate in Far East): “Il nostro obiettivo è offrire una proposta di qualità a prezzi accessibili: i nostri pantaloni costano circa 100 euro al pubblico, i capispalla massimo 300 euro, la pelletteria e le calzature tra 100 e 130 euro”, dettaglia Azevedo.
Per l’AI 2023-24 Lion of Porches ha presentato a Pitti Uomo una collezione di ispirazione british focalizzata su un look pratico e contemporaneo, che favorisce il comfort con linee dallo stile urban ma al contempo sofisticato. Una proposta caratterizzata da tagli semplici ma eleganti e da una palette declinata in una combinazione di colori sobri abbinati ad altri più intensi e vibranti.
Di Elena Passeri - Fashion Network
Lubrano Fashion Group: con la trasformazione digitale il servizio è ai massimi livelli
23 febbraio 2022
Negli ultimi anni LFG ha destinato risorse ed energie all'innovazione: quando avete iniziato a capire che il digitale era un settore da sviluppare?
La nostra storia appartiene ad un mondo che oggi appare lontano in cui si comunicava con Telext e Fax, le anagrafiche erano cartacee, come i database dei clienti che venivano arricchiti da fotografie dei negozi scattate con le macchine fotografiche a rullino. Le sfilate dei brand, poiché non tutti i clienti andavano a Milano venivano fatte rivedere in showroom su cassette Vhs con televisori a tubo catodico.
Oggi, invece, ci confrontiamo con un settore fatto di anagrafiche digitali, ordini su piattaforme in cloud, interscambi di dati finanziari, sfilate in streaming mondiale, call, linesheet, attività social, marketplace, e-commerce, mid season sale, black friday e tanto altro.
Una miriade di nuove parole e attività, strettamente funzionali e propedeutiche affinché il cliente venga seguito nell’intero processo, cha passa dalla presentazione delle collezioni alla consegna della merce, fino all’analisi del dato di effettivo venduto.
Il nostro settore è sempre stato sensibile all’innovazione: i clienti sono dislocati sul territorio Centro-sud e la trasformazione digitale ci ha aiutato, anzi direi che è stata fondamentale per accorciare le distanze.
Nel 2020, con la pandemia, il digitale è diventato davvero indispensabile: su quali fronti avete investito e continuate a investire?
Il primo passaggio è stato focalizzarci sul potenziamento dei servizi rete, aggiornando tutto il parco hardware (computer, stampanti, rete). Parallelamente abbiamo aumentato i servizi in cloud, agganciando successivamente nuovi software gestionali. Questo ci ha permesso di essere sempre efficaci e veloci, sia nelle comunicazioni, sia nella gestione delle problematiche: non perdiamo mai il contatto con il cliente.Le aziende trovano in noi un partner aggiornato e dinamico ma con un heritage di 50 anni, frutto di esperienza e conoscenza del territorio, dove professionalità e serietà rappresentano i valori cardine dell’attività.
Perché a un brand e/o a un cliente LFG offre qualcosa di più rispetto ad altre realtà proprio grazie al digitale?
Professionalità e competenza sono i valori chiave di LFG. I nostri collaboratori sono da sempre abituati a seguire il cliente a 360 gradi, dalla prima fase dell’ordine al monitoraggio dei sell out: un ciclo che dura quasi 15 mesi. Gli investimenti digitali ci hanno permesso di mantenere una comunicazione sempre più stretta con la clientela e di accompagnarla in tutti i processi degli ordini digitali. I nostri brand trovano in noi una struttura tecnologicamente efficiente, in grado di gestire tutti i processi, dalla raccolta ordini digitali alla gestione amministrativa. Ovviamente avere implementato i servizi digitali ci ha agevolato moltissimo anche nel passaggio delle comunicazioni interne. Non ultime, le attività social e con piattaforme di Crm, come Hubspot, di cui ci avvaliamo, stanno incrementando la visibilità dei brand stessi, grazie a una penetrazione di mailing b2b molto alta.
Quali sono, in definitiva, i servizi più apprezzati legati all'innovazione tra quelli che voi offrite?
Si possono riassumere in cinque punti chiave:
- La newsletter settimanale con relativa presentazione dei brand
- L'invio di cataloghi digitali
- I calendari digitalizzati con geolocalizzazione per raggiungere la nostra showroom
- L'affiancamento ordini digitali, con video-call e sfilate in streaming
- Il set-up e l'e-commerce
Quanto investite in innovazione e digitale?
Gli investimenti si aggirano ormai intorno al 15% del fatturato ma sono destinati a crescere, grazie a numerosi progetti che sono in fase di sviluppo in questo momento. Siamo in particolare orgogliosi di POLIPON.COM, una startup digitale, pensata insieme a un importantissimo partner di questo settore, interamente dedicata alla formazione e creazione di set-up ed e-commerce per le aziende che ci accompagnano da anni, che ci ha permesso di aiutarle consistentemente a evolversi al nostro fianco nel corso del nostro processo di sviluppo. Abbiamo da subito percepito un grandissimo interesse da parte del settore moda, riscontrando una forte attenzione da parte dei nostri clienti: questo ci ha permesso di studiare meglio il settore e le sue criticità, applicando le nostre logiche aziendali di professionalità e serietà al nuovo progetto.
Adesso in quanti lavorate all'interno del Lubrano Fashion Group e quante persone sono impiegate sul fronte digitale? Di che figure si tratta?
A oggi siamo dieci persone, di cui due si occupano strettamente del digital. Una si occupa della gestione dei social media e della comunicazione dell’azienda e da gennaio, grazie alla collaborazione con l’università Iuad (Institute of Universal art and Design), è entrata nel nostro organico una nuova risorsa dedicata alla creazione dei contenuti grafici e alla gestione del Crm.
Qual è la situazione del mercato dal suo osservatorio?
La premessa è che oggi l’offerta di prodotto è largamente superiore alla domanda di un mercato la cui instabilità, causata dagli sconvolgimenti mondiali degli ultimi anni, non permette di effettuare previsioni e comparazioni con altri periodi di riferimento. Il retail si trova davanti a un momento di importanti decisioni per delineare la strada del futuro. Cerco di essere più preciso: il consumatore, che aveva un rapporto diretto con il retailer di prossimità, veniva avvisato dell’uscita delle nuove collezioni con una telefonata, poi si è passati agli Sms e a Whatsapp. Adesso ci sono i social, i tag, le newsletter: questo significa che le attività e la reputazione in ambito digitale del retail, come lo stesso e-commerce, non sono più strumenti finalizzati alla sola espansione globale, ma utili e fondamentali anche a mantenere e consolidare il consumatore “storico”.
Tengo a ricordare che l’Italia è l’unico Paese al mondo che annovera così tanti negozi multibrand, la cui maggioranza è a conduzione familiare. Inoltre la capacità dei retailer italiani è nota al mondo intero e a tanti famosi marketplace, che affiliano sempre più i nostri clienti, i quali sono abilissimi nel selezionare gli articoli migliori nella vastità delle proposte di collezioni del mercato. I social e la comunicazione, soprattutto oggi tra distanziamenti e restrizioni, stanno offrendo una nuova chance di approccio al consumatore, un modo inedito, e soprattutto personalizzato, dove la qualità e l’unicità dei contenuti rappresentano la vera unità di misura della partita. Questo appare concretamente l’unico accenno di futuro al quale possiamo aggrapparci, per affrontare al meglio la sfida contro i big player digitali.
Oggi Nello e il figlio Luca guidano la showroom di oltre 1.000 metri quadri nel centro di Napoli, mentre Biagio e il figlio Francesco (che è anche vicepresidente di Csm-Camera Showroom Milano) si occupano dell’estero nel capoluogo lombardo attraverso Panorama Moda, che ha in capo anche il Nord Italia: strutture complementari, che insieme abbracciano l'intero mercato italiano e spesso permettono ai clienti la doppia soluzione, per la raccolta ordini Napoli-Milano. Sono inoltre sinergiche nella selezione dei brand e, grazie a tutti questi plus, costituiscono un unicum nel nostro Paese.
La forza di Lfg sta nella partnership con realtà come Miroglio, Alviero Martini, Fisico, Le Tricot Perugia e Duvetica, solo per citare alcuni nomi, e in un network di 500 clienti attivi nel territorio di competenza, che comprende Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, più ulteriori 500 potenziali retail, che fanno sempre parte del pacchetto del gruppo.
«Serviamo i migliori negozi del Centro Sud seguendoli durante tutte le fasi dell’ordine, dalla raccolta alla consegna, fino all’assistenza sul punto vendita, con tutto ciò che questo termine comporta: monitoraggio dei sell out stagionali e della gestione contabile, azioni di merchandising, analisi sull’andamento del mercato, assistenza nei cambi merce e attività di scouting, in linea con le richieste di una clientela che accanto ai brand storici, per lo più di target medio-alto, ricerca nuovi marchi», spiega Luca Lubrano Lobianco, che prima di fondare Lfg nel 2017 ha lavorato per realtà come Ferrari/Maserati, Emanuel Ungaro e Yves Saint Laurent, dopo aver ottenuto a Londra una laurea in Business Administration e una specializzazione in marketing al London College of Fashion.
Il manager si sofferma su un aspetto importante nell’evoluzione recente di Lfg, ossia la consulenza digitale per i retailer, i loro e-commerce e le attività social, frutto di investimenti nella trasformazione digitale avviati nel 2020: «La pandemia – racconta - ci ha spinto a potenziare tutti i servizi informatici e high-tech, sfruttando il cloud e sistemi di Crm avanzato. A breve lanceremo una startup digitale, insieme a un partner leader nel settore grazie a collaborazioni con realtà come Google e Shopify, per supportare il sistema retail moda. I clienti sono la nostra risorsa: noi dobbiamo affiancarli in un passaggio decisivo e non più procrastinabile».
Focus anche sulla formazione. «Crediamo nel modello anglosassone - sottolinea il ceo di Lfg - che forma le figure in base alle richieste del mercato. In quest’ottica si inserisce la collaborazione con istituti di formazione come l’Accademia di Costume e Moda». Lfg, in sintesi, cambia con un mercato che, come dice Lubrano Lobianco, «si trasforma a una velocità impressionante ed è guidato in gran parte dal consumatore», proiettandosi verso un 2022 in cui le parole d’ordine saranno ulteriore digitalizzazione, Crm, budget ancora più consistenti da destinare al marketing digitale per il B2B del settore moda, investimenti in risorse umane, hardware e software.
«L’attività del retail non può prescindere dai social e relativa comunicazione – conclude Lubrano Lobianco – senza contare la qualità dei contenuti e l’affidabilità dei sistemi informatici: al di là dell’e-commerce, anche in questo campo la partita si gioca sulla reputazione digitale».